
A quel punto la famiglia, alla quale andava benissimo baloccarsi con quella ragazzina, si chiuse a riccio, ostacolando in ogni modo quell’amore, tanto da non partecipare neppure al matrimonio, che dopo poco seguì.
Maria, che si sposava circondata solo dalla sua mamma, dal patrigno e da uno zio e dalla gente che viveva nel paesino - del resto c’era la guerra e anche gli spostamenti non erano facili – mentre cognati e cognate erano asserragliati nel castello, da dove avevano rifiutato di scendere per partecipare a quel matrimonio, con il cuore gonfio del dolore di essere respinta, guardava la statua di quella madonna miracolosa e prometteva amore, fedeltà, tenerezza ad un uomo timido, tanto innamorato da mettersi contro la sua famiglia, ma non abbastanza coraggioso da difenderla dalle mille angherie di fratelli e cognate, che non perdevano occasione per tiranneggiarla, svillaneggiarla, offenderla.
Poi la guerra finì, si tornò in città, nella casa avita, affollatissima, in pieno centro, dove alla sua famiglia di quattro persone venne assegnata una stanzetta minuscola; col passare dei mesi, però, fu evidente che la casa era diventata troppo piccola per starci tutti e che bisognava che qualcuno andasse altrove.
A lei non parve vero di poter lasciare quel buco in cui l'avevano relegata e una casa in cui non aveva voce in capitolo, per avere invece finalmente un posto tutto suo, in cui non dover dar conto a nessuno. Certo in cinque anni il suo bel carattere, la sua intelligenza e la sua sensibilità alla fine le avevano pian piano riconquistato l’amicizia di quelle due ragazze con la veletta, che si fidavano e si confidavano, certe che nulla sarebbe trapelato dei fatti loro e Mario e Maria finalmente si trasferirono in via Poerio, che il popolino chiamava Vico Freddo, a un passo dalla villa comunale e dal mare, che Maria aveva scoperto solo dopo il matrimonio. Ben presto in quella casa arrivò a far compagnia ai due bambini biondi e con gli occhi azzurri un demonietto con gli occhi neri, bruno bruno, piccolo di statura ma immenso per l'intelligenza straordinaria e che aveva un altrettanto straordinario pessimo carattere…
La vita di Mario e Maria non è mai stata facile, difficoltà economiche a non finire, Mario non aveva mai lavorato e non poteva né voleva cominciare a farlo a cinquant’anni, le proprietà non rendevano quasi nulla e ogni tanto bisognava vendere qualcosa... fu così che Maria si rimboccò le maniche e prese le redini economiche della famiglia. Spirito di osservazione, tenacia, capacità di progettare e di guardare lontano, costanza nell’impegno non tardarono a dare risultati e Mario e Maria, finalmente raggiunsero una discreta tranquillità economica.
Finiti gli anni di una giovinezza tumultuosa, resa infelice dalle difficoltà della vita e anche da quelle create da una famiglia diffidente e prepotente, che vedeva in lei una persona interessata ed avida, perché il marito, mentre raccontava delle angherie subìte, quando Maria rivendicava il possesso di quel che apparteneva a lui, la esortava a lasciar perdere perché non voleva far dispiacere i suoi fratelli.
Hanno vissuto insieme più di quarant'anni e anche se con qualche sbandamento da una parte e dall’altra, pur litigando ferocemente un giorno sì e l’altro pure, si sono amati e rispettati fino alla fine. Mario, approdato a Capri, dopo un inverno faticoso per le tante malattie che si erano succedute, si è tuffato e, forse per l'acqua ancora troppo fredda, ci è rimasto. Maria, impietrita dal dolore, lo ha pianto nei lunghi anni in cui è rimasta sola, mantenendo vivo in figli e nipoti il suo ricordo fino a quando, stufa di vivere senza di lui, ha rifiutato di curarsi una ferita infetta e lo ha seguito in un un mattino di settembre di qualche anno fa. Il loro amore, pur nella severità della rigida educazione ricevuta, ci ha sostenuto ed accompagnato anche quando ci siamo messi nei guai per superficialità o imprudenza, loro non erano compagni o amici, ma nemmeno giudici o carnefici. E chi li ha conosciuti, ancora oggi li ricorda con amore.
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