
L’estate a Positano era come una festa ininterrotta, a mare dalla mattina alla sera, mio padre teneva una sorta di scuola tuffi amatoriale sullo zatterone, un grosso tavolato ancorato un po’ al largo, dove si piazzava dalla mattina, insegnando ai ragazzini a tuffarsi di testa. Sullo zatterone si potevano anche pescare minuscoli pesciolini rosa, che avrei poi scoperto essere pezzogne, si inventavano tanti giochi da fare con materassini e canotti, nascevano le prime curiosità ed i primi amori
Passavamo estati pigre e assolate, vivendo scalzi da giugno a settembre, ma nella primavera del 1962, dopo vari dissapori familiari legati alla eredità di una sorella di mio nonno, di cui pareva essersi impossessato, spalleggiato dai suoi fratelli, un mio zio, mia madre decise che non saremmo più andati in vacanza lì, ma saremmo andati in vacanza altrove. In una fredda giornata di marzo, quindi, partimmo tutti e cinque alla volta di Capri, che mamma ci costrinse a perlustrare in lungo e in largo, alla ricerca di una casa adatta alle nostre esigenze ed al nostro portafoglio.
Verso la fine della mattinata, quando ormai esausti noi del lungo camminare, lei delle nostre recriminazioni, finalmente la trovammo e mamma, incurante delle perplessità di mio padre e dei nostri pianti disperati, la prese.
Era una casa al pianterreno, circondata da un piccolo giardino con un albero di fichi, la proprietaria, che si chiamava Marietta, ci mostrò orgogliosa il grande finestrone che affacciava sul porto di Marina Grande, dove arrivavano i traghetti da Napoli e le barche dei ricchi e precisò che, nel prezzo dell'affitto, erano comprese un paio di ore quotidiane di aiuto domestico.
Via Lopalazzo, si chiamava la strada e correva parallela al Corso Roma, per poi immettersi su via mulo.
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