domenica 22 agosto 2010

... a Capri


Finite le scuole, dopo aver passato quasi un mese a Ripalta, giunse il momento di partire per il mare... Decisi a non accettare la nuova meta delle vacanze, cercammo in tutti i modi di fare ostruzionismo, ma mia madre era decisa a non darcela vinta, quindi, fatte le valigie, armi e bagagli, venimmo trascinati a Capri. Ormai era estate piena, c'era uno splendido sole e la traversata fu in realtà una piacevole novità, altro che i tornanti per arrivare a Positano, che richiedevano continue soste, a causa del mal d'auto ora dell'uno ora dell'altro di noi.
Lasciate a casa le valigie, dalle quali avevamo tolto solo i costumi da bagno, fatti i panini per la colazione e comprata un po' di frutta, ci portarono a mare, a Torre Saracena. Una spiaggia piccola, tutta di ciottoloni, costeggiata da rocce non molto alte, su cui troneggiava la Torre.
Ci si arrivava percorrendo una lunga scalinata (150 gradini), facilissima da scendere, ma ahimé assai più faticosa da risalire. Al centro della minuscola baia, c'era uno scoglio quasi piatto, affiorante, abbastanza grande per starci di due o tre persone, di cui mio padre in breve si impossessò, trasferendo lì la sua attività di insegnante di tuffi.
Dopo qualche giorno, acquistò una spazzola con le punte di ferro e passava ore a "grattare" lo scoglio, per togliere tutta la vegetazione, in modo da farne una base sicura, dalla quale tuffarsi senza paura di scivolare.
Anche noi, ormai esperti in quell'arte, dopo qualche giorno, cominciammo a cimentarci nei tuffi più arditi da quelle rocce a picco sulla spiaggia, raccogliendo applausi e fotografie di turisti incantati dalle nostre acrobazie. Il fondale, poi, era di un verde incredibile, in qualche punto più chiaro o più scuro a seconda della vegetazione sottostante e c'era una ricca fauna, pronta a diventare nostra preda.
Pescavamo pesciolini da zuppa ma soprattutto polpi. Mio fratello più piccolo in breve divenne il "pescatore" ufficiale. Avvistava le tane e le teneva d'occhio, poi, quando qualcuno gli ordinava il polpo, in genere di sabato, li pescava e li vendeva.
Torre Saracena e la pesca gli fruttavano un bel gruzzoletto, che, oculato nelle spese com'era, gli durava quasi tutto l'inverno.
In breve Positano venne dimenticata, tanto più che ormai non si faceva più la festa di ferragosto, nè veniva montato lo zatterone.
Un po' alla volta imparammo a conoscere e ad amare Capri: se volevi stare in compagnia, bastava andare nella piazzetta, sedersi sulle scale e aspettare l'arrivo degli amici, osservando il via vai di turisti e di villeggianti, ma bastavano cinque minuti per allontanarsi dalla folla e stare soli.

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