
Questa è una delle prime foto scattate a Capri, nell'estate del 1962. Sono seduta su un pilastrino, in via Mulo, sulla strada che porta a mare. Ricordo ancora il foulard tourquoise che portavo al collo, sorridevo perchè per me Capri era diventata una sorta di paradiso in terra. Bagni stupendi, tantissimi nuovi amici, conosciuti sulla spiaggia o nelle lunghe serate in piazzetta, in attesa di decidere come passare la serata. All'epoca nessuno di noi ragazzi disponeva di molti soldi, nel nostro gruppo c'erano villeggianti e ragazzi capresi, con i quali organizzavamo passeggiate al chiaro di luna e qualche volta anche qualche festicciola a casa dell'uno o dell'altro. Nel gruppo c'era un ragazzo romano particolarmente bello, oggetto delle speranze e delle illusioni di tante di noi, ma lui non ci vedeva neppure... Quando andavamo alla terrazza del pittore o al piano delle noci e facevamo andare il mangiadischi a tutto volume, ogni tanto ci onorava di un invito a ballare, ninuti di intensa felicità e grande batticuore, che terminavano fin troppo presto, quando finiva il disco che stava suonando. Mio fratello, invece, pur non conoscendo nessuna lingua, corteggiava le straniere e spesso rimorchiava. Io facevo un po' da interprete, mi arrangiavo bene in francese e masticavo un po' di inglese e quindi spesso veniva con noi anche qualche sua amichetta, con la quale avrei poi intrattenuto fitte corrispondenze invernali.
Quando i miei genitori erano stufi di tanto mare, ci costringevano a tornare prima per andare alla scoperta dell'isola:che scarpinate per andare a villa jovis o per scendere da monte solaro a piedi, costeggiando selve e orti e saccheggiando i cespugli di more... La mia meta preferita era Villa San Michele, la residenza di un medico svedese, appassionato collezionista di pezzi di epoca romana, che aveva costruito la casa sul pelo di uno strapiombo, con una vista mozzafiato. Cominciavamo la passeggiata bofonchiando contro i genitori che ce le imponevano senza ammettere defezioni o discussioni e finivamo sempre più innamorati del posto.
I capresi erano straordinariamente ospitali, dei veri maestri nell'arte dell'accoglienza. Qualche tempo fa sono entrata in un ristorantino che non conoscevo e il cameriere mi ha salutato chiamandomi per nome. Potete immaginare la mia meraviglia ed il mio imbarazzo perché non riuscivo a ricordare chi fosse. Ad un certo punto, capito che non riuscivo a collocarlo, mi dice di aver fatto il bagnino a Torre Saracena e mi ricorda di quando mio padre passava ore a spazzolare lo scoglio sul quale passava quasi l'intera giornata di mare. Ci siamo abbracciati come se fossimo stati parenti ed è stato bellissimo. Ora Capri è molto cambiata, sui gradini della piazzetta ci sono delle fioriere, per impedire ai ragazzi di occuparle quasi militarmente, come facevamo noi.