sabato 23 maggio 2009

Storia di un quadro


Non si vede benissimo, rappresenta un girotondo di bambini su un prato. E' un quadro che mi è particolarmente caro, perché ha una storia un po' insolita. Era un quadro che stava nel salotto del fratello di mia suocera, un vecchio signore rinsecchito, rimasto vedovo durante la guerra della giovane moglie incinta morta tra le macerie della loro casa colpita da una bomba. Non si era mai risposato e si era dedicato alla politica ed all'economia, rivestendo ruoli importanti politici ed occupando prestigiose (e remunerative) poltrone. Di quella carriera, Zio Guido aveva conservato un certo orgoglio ed una certa severità e mia suocera, una deliziosa donnina minuta, sempre sorridente, pendeva dalle sue labbra, come aveva fatto per tutta la vita. Unici superstiti della loro famiglia, si incontravano ogni paio di mesi, quando mia suocera riusciva a convincere qualcuno dei figli ad accompagnarla nella visita. Quando toccava a noi, pur non nutrendo particolare simpatia per quell'uomo, siccome lavoravo a pochi passi da casa sua, andavo anche io e in salotto, mentre i due vecchietti parlavano di personaggi della loro vita o di nipoti vari, io mi incantavo a guardare quel piccolo quadro, che pareva così fuori posto in quella casa austera, che odorava di brodo vegetale e, quindi, di vecchiaia.
Quando il povero zio Guido morì, pur tra le lacrime, mia suocera si unì agli altri parenti speranzosi per la lettura del testamento... sorpresa! Il povero zio Guido, che in vita aveva promesso a questo e a quello dei nipoti di ricordarsi di lui o di lei, aveva lasciato tutto il suo patrimonio al parroco di una vicina chiesa e alla Basilica di Pompei, lasciando ai nipoti l'onere di svuotare la casa dei libri lasciati a quattro o cinque nipoti (tra cui Giulio) insieme a trecentomila lire a testa, stabilendo che tutto il resto venisse venduto all'asta a beneficio di un istituto di ciechi.
Qualche giorno prima della data fissata per la vendita andammo a casa sua a vedere le cose esposte, faceva rabbia e malinconia veder esposti ricordi di famiglia, che avrebbero potuto andare a qualcuno dei nipoti, che certamente li avrebbero apprezzati e ben custoditi, ma decidemmo di non adare neppure ad assistere a quella vendita, per non vedere lo scempio che sarebbe stato fatto di quei ricordi.
Avevmo confidato all'esecutore testamentario il nostro desiderio di acquistare un paio di quadri, ma pur comprendendo le ragioni di mia suocera e quelle di Giulio, non poteva derogare dalle istruzioni impartite dal testatore.
Si può immaginare la nostra sorpresa quando il giorno dopo l'asta ci telefonò per comunicarci che i due quadri che volevamo, uno dei quali battuto per ottocentomila lire, non erano poi stati assegnati perché chi se li era aggiudicati, dovendo pagare in contanti e non avendone a sufficienza, aveva optato per altri oggetti e che, se lo avessimo voluto, avremmo potuto comprarli al prezzo base di trecento cinquanta mila lire. Era una bella somma, però in fondo c'era solo da aggiungere qualche soldo al piccolo legato in denaro lasciato a Giulio insieme ai libri e fu così che le bambine sono arrivate nella mia camera da letto e da allora mi fanno compagnia...

venerdì 8 maggio 2009

Come fu che ad un certo punto....


Lo vedete questo bel bambino biondo? E' Mariolino, il primo figlio del mio fratello maggiore, con il quale siamo stati per tutta la vita come culo e camicia, se mi perdonate la volgarità dell'espressione.
Avevo sempre pensato di non volere figli e, quindi, di non avere alcuna intenzione di sposarmi. Il matrimonio mi appariva allora quasi come una condanna a morte e a mia madre, che tentava invano di farmi ragionare, dicevo che non mi sarei di certo sposata, quanto meno non prima dei quarant'anni perché non volevo legami, volevo decidere liberamente della mia vita. Eh, sì, immaginavo la mia vita fatta di lavoro, viaggi, amori senza impegno, insomma in poche parole intendevo vivere a modo mio, almeno gli anni della giovinezza.
Poi un bel giorno si annunciò, del tutto inaspettato, l'arrivo di un bebé. Mio padre era seccatissimo, nella sua famiglia i bebè erano nati sempre solo DOPO nove mesi dal matrimonio, vi lascio immaginare quindi le storie e gli orribili suggerimenti per evitare lo scandalo. Mia madre, invece, donna di straordinaria intelligenza e modernità, disse che lei se ne fregava delle chiacchiere degli altri, il nipote c'era e lei se lo teneva. E si mise immediatamente all'opera per organizzare il matrimonio e accogliere l'erede. Fu una gravidanza senza problemi, alla fine Mariolino pareva sempre voler nascere, ma non si decideva mai, tanto che ad un certo punto i medici per evitare guai, decisero per il cesareo, con nostro grande sollievo. Io all'epoca lavoravo a Roma, dove vivevo da sola e, quindi, non appena Mariolino nacque immediatamente andai a Ripalta a vederlo. Era un bambino minuto con dita e unghie lunghissime, nato con la camicia, rivestito cioè di una sorta di pelle che poi nei giorni successivi alla nascita è caduta. I quattro peli che aveva in testa erano biondissimi e i suoi occhi diventavano di giorno in giorno di un azzurro più intenso. Andavo in giro per Roma con la testa infilata nelle vetrine dei giocattoli, nessuno mi pareva troppo bello o troppo costoso per lui, che cresceva bello come il sole e riempiva di orgoglio genitori e nonni. Intelligentissimo, apprezzava tutti gli stimoli che gli offrivamo e, soprattutto, adorava il nonno che seguiva come un cagnolino. Per parte mia, il fine settimana correvo a trovarlo, portandogli sempre qualcosa, e quando il pomeriggio mi stendevo sul letto, lui si veniva ad accoccolare vicino e dormivamo abbracciati.
Il suo profumo di borotalco, il tepore di quel corpo, la vocina squillante, le risate che scoppiavano improvvise e irresistibili, mi hanno pian piano conquistato ed mi hanno fatto capire che il rifiuto di avere figli era solo un capriccio della bambina la cui prima risposta era un sonoro NO. La natura faceva sentire la sua voce e mi spingeva a riconsiderare tutte le mie scelte di vita. Nel frattempo, chiusa l'esperienza romana, tornata a Napoli ritrovai tanti vecchi amici e tra un teatro, una conferenza, un cinema, una cena improvvisata, incontrai il mio principe ed in quattro e quattr'otto ci siamo sposati ed abbiamo immediatamente avviato la nostra famiglia....