mercoledì 4 marzo 2009

Una pesca quasi... miracolosa


Ragazzini, vivevamo tutto il giorno in costume da bagno, sulla spiaggia di Positano.
Era una spiaggia lunga, un po' meno di oggi, in parte di ciottoli, che sul bagnasciuga erano più simili a sassolini, in parte di una sabbia scura, quasi nera.
Passavamo buona parte della giornata nell'acqua, sdraiati sul materassino di tela, dal quale pescavamo piccoli pesciolini, che davamo ad un napoletano anzianotto, trapiantato a Milano, che d'estate tornava a casa per le vacanze e che in cambio ci dava i soldi per un gelato. Lo avevamo conosciuto perché sulla spiaggia ci pregava di raccogliere per lui i gusci di cozze piccole che trovavamo, con i quali credo facesse dei quadri che però non ho mai visto.
L'ultima estate che siamo andati in vacanza lì, i nostri vicini di ombrellone erano una coppia di sposini austriaci in viaggio di nozze, che di solito prendevano i loro materassini e si allontanavano dalla spiaggia grande per raggiungere una delle tante spiaggette vicine. Il marito, abbastanza più grande di lei, parlava italiano, l'italiano dei tedeschi, con lei invece scambiavamo grandi sorrisi e talvolta qualche parola in inglese. Un pomeriggio vedemmo che lui metteva la maschera, si tuffava, nuotava per un po', poi tornava a riva e scuoteva la testa, mentre lei scoppiava in un pianto disperato. Turbati, non sapevamo cosa fosse successo e se potessimo intrometterci, poi però, pensammo che, da quel che avevamo visto, dovevano aver perso qualcosa, così era: Traude durante una di quelle passeggiate in materassino aveva perso un braccialetto d'oro, che era stato il primo regalo del marito.
Potevano due provetti pescatori come noi restare indifferenti a cotanto dramma? Certo che no, quindi, in quattro e quattr'otto, ci rimettemo i costumi e ci tuffammo, pregandoli di aspettare cinque minuti, che avremmo cercato di trovarlo facendo la stessa strada che al mattino avevamo visto fare a loro. Il percorso era disseminato di scogli e di lunghe alghe verdi, tra le quali si nascondevano pesci, pescetti e ricci di mare. Tra la spiaggia e quella foresta di alghe si stendeva una striscia di sabbia bianca e fu lì che all'improvviso vidi luccicare qualcosa di giallo. Era profondo quattro o cinque metri, ma per noi, abituati a pescare i ricci e i polipi sommozzando, era un gioco da ragazzi... un tuffo e... voila, ecco il braccialetto nelle nostre mani. Invertita la marcia, siamo tornati orgogliosi e trionfanti sulla spiaggia dove siamo stati abbracciati e sbaciucchiati da moglie e marito, ai quali non pareva vero che avessimo trovato quel tesoro. Nonostante le loro insistenze, non abbiamo accettato nessuna ricompensa, perché lo avevamo fatto solo per simpatia. Di lì è poi nata un'amicizia durata per molti anni, finché come spesso succede, piano piano ci siamo persi di vista, quando loro hanno scoperto Tenerife. Penso con tenerezza ad entrambi, alla loro famiglia che poi negli anni ho conosciuto, a quanto è stato stupido lasciar cadere quella amicizia....